RECENSIONE "COSA RESTA DI MALE" di Gianmarco Soldi


E se il tuo desiderio più grande fosse la tua più grande paura? In questo sorprendente romanzo d'esordio, Gianmarco Soldi racconta la storia di una passione giovane ma potentissima, nata in una provincia senza orizzonti e senza certezze in cui l'amore è l'unico futuro davvero possibile.

Cosa resta di Male

Gianmarco Soldi

    
Editore: Rizzoli
Anno edizione: 2019
Pagine: 333 p., Brossura

È un torrido pomeriggio d'agosto, il sole picchia sulla pianura Padana seccando l'erba e il granturco. Amato è nascosto in macchina con la cuginetta Gioia, che ha appena schiacciato una lucertola sotto la scarpa. «Ora devi fare una cosa» gli dice, «altrimenti schiaccerò anche te. Devi baciarmi i piedi, come a una principessa.» Amato è ancora un bambino, eppure una scintilla buia gli si accende dentro. Desiderio, vergogna, paura: sentimenti che non sa come gestire né con chi condividere. Finché nella sua vita non arriva Malena, detta Male, una ragazzina con la pelle di luna e l'oscurità in fondo agli occhi. Capelli neri, felpa nera, scarpe nere. Ad Amato basta uno sguardo per capire che da quel momento non sarà più solo: gli amici, la musica, la nebbia malinconica del cielo di Cremona, tutto resta sullo sfondo per fare spazio a questo nuovo mondo a due. Lui e Male si scoprono, si ascoltano, si riconoscono l'uno nell'altra togliendosi ogni giorno un pezzo di corazza mentre la loro affinità si trasforma, col tempo, in una tenera e feroce educazione sentimentale.






Ammetto che stavolta scrivere questa recensione non è stato semplice, cercavo di racchiudere in parole non così tanto prolisse (odio essere logorroica nei miei commenti sui libri) tutte le emozioni che ho provato leggendo la prima opera di GianMarco Soldi, un giovanissimo scrittore cremonese.
É come se avessi aperto il vaso di Pandora. Ecco, nel momento esatto in cui ho iniziato a digitare le lettere sulla tastiera del PC, sono uscite fuori emozioni contrastanti.
Un caos di sentimenti.
Come quelli provati da Amato, il protagonista.

Un romanzo di formazione? Sì, potrebbe esserlo.
Ma è molto di più... un'indagine psicologica sull'animo umano di un giovane ragazzo, che con le sue paure, incertezze, vittorie e labili consapevolezze si affaccia sul mondo!

Amato, detto Ami, è il protagonista di Cosa resta di Male.
Il suo è davvero un personaggio dinamico, l'autore è stato capace di condurci, man mano, nella crescita non solo fisica (poiché nei primi capitoli Ami è ancora un bambino) ma anche psicologica e corporea.
Pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, Amato scopre il suo corpo, il suo sesso, prima quasi con timore poi con sempre più foga e consapevolezza.

Premetto che ho avuto l'occasione, provenendo da un liceo delle scienze umane, di studiare materie quali psicologia e pedagogia. Ecco, tutto quello che ho letto sui libri di scuola circa l'adolescenza, GianMarco è stato bravo a trasportarlo in un romanzo di narrativa.
Il rapporto con i giovani con la famiglia, le istituzioni, la scoperta del gruppo dei pari da cui si sente appoggiato ed appagato e... l'amore!

E la via di Amato di scontra con quella di Malena, detta Male, una ragazza enigmatica, un personaggio machiavellico di cui non riusciamo a coglierne l'essenza esatte se non proseguendo con lettura. 
E anche lei, pagina dopo pagina, si scopre, si sveste. Si spoglia dei suoi tormenti, dei suoi veli che non permettono di decifrare la sua anima.
Sarà pure questo personaggio a dare un nome alle emozioni provate da Ami, complice anche del mistero e dell'intrigo che porta con sé.


"É difficile razionalizzare l'inizio della fine. Dopo tutto, ogni essere umano fatica a comprendere la ragione per cui un ingranaggio perfettamente funzionante comincia a rallentare, a cigolare, infine a incrinarsi e fermarsi."



Ho apprezzato lo stile di GianMarco, non amo fare accostamenti ma per certi versi mi ha ricordato Galiano. La sua penna decisa, forte e delicata allo stesso tempo. Le parole ponderate e quasi poetiche con cui inizia ogni capitolo, come se fosse l'ultimo. Come se premesse sull'acceleratore per dare il meglio, essendo cosciente del fatto che potrebbero essere le sue ultime parole su questa storia. E poi si risolleva, continua in questa corsa, in questo giro sulle montagne russe, dando il meglio di sé nei capitoli ancora successivi.

Poi è successa una cosa. Sono scesa.
Sono scesa dall'ottovolante, dopo l'ultima ampia curva parabolica che sarebbe l'epilogo di questa storia. E come ogni montagna russa che si rispetti, ben funzionante ed adrenalinica, ho messo i piedi a terra ancora scombussolata per le tante emozioni, ma felice di esserci salita ed aver intrapreso questo viaggio.





Buona fortuna GianMarco, anche se so che non te ne serve, brilli già da solo! Al prossimo romanzo!







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