Buongiorno a tutti, sono Federica ed oggi vi presento la recensione del libro “Il sarto di Parigi”, nuovo libro edito dalla Newton Compton!
Titolo: Il sarto di Parigi
Autrice: Marius Gabriel
Distrubuito da: Newton Compton
Anno di uscita: 2019
Genere: fiction storica
Autrice: Marius Gabriel
Distrubuito da: Newton Compton
Anno di uscita: 2019
Genere: fiction storica
Trama in poche frasi:È il 1944 quando Cooper Reilly, fresca di matrimonio, arriva per la prima volta a Parigi poco dopo la liberazione. La città è in fermento e i festeggiamenti rendono l'aria frizzante e piena di promesse, ma lei è imprigionata in un matrimonio che la rende infelice. E’ proprio a Parigi che lei darà una svolta alla sua vita, facendo anche la conoscenza di Christian Dior e dei suoi amici…
Quando ho
scelto di leggere questo romanzo mi sarei aspettata principalmente un romanzo
rosa che vedeva Copper protagonista di sole vicende amorose fra il marito e il
sarto che viene citato nel titolo.
Nulla di più
sbagliato.
Il libro si
presenta infatti come una “rappresentazione su carta” di tutto ciò che riguarda
sia il modo di vivere nella Ville Lumière negli anni della fine e post Seconda
Guerra Mondiale e del modo in cui una donna, vittima di un marito a lei
infedele, cerca di trovare la propria libertà e indipendenza attraverso la
carriera giornalistica. Allo stesso modo, anche lo stilista Christian Dior (al
quale la giovane sarà sin dal primo incontro molto legata), cerca di trovare la
propria indipendenza (seppur con grande difficoltà) come stilista e la
determinazione di cui necessita per mostrare al mondo il suo reale talento nel
mondo della moda. Inizialmente ho detestato Copper: viene sfruttata dal marito
e dal suo amico alcolista George Fitchley-Bound per scrivere articoli
giornalisti per quest’ultimo per evitare che venisse licenziato e viene
maltrattata psicologicamente nell’intento di farle credere che non valga
pressoché nulla e che non possa riuscire a cavarsela senza la presenza del
consorte: durante la lettura delle prime 50 pagine ero sempre ad un passo
dall’abbandonare la lettura perché faticavo davvero nel mettermi nei panni
della protagonista e nel capire le motivazioni (anche se mi rendo conto che
sono prettamente relative al modo in cui si viveva nel periodo storico nel
quale viene narrata la sua vicenda) del suo non-reagire.
Riuscendo
però -seppur inizialmente con grande difficoltà- ad andare avanti nella
lettura, posso dire che ho cominciato ad apprezzare sempre più i tratti di
questa donna.
Ho ben
compreso i suoi modi di fare, il suo modo di pensare e il perché che sta dietro
al suo mettere spesso a repentaglio la possibilità di vivere un Amore con la A
maiuscola a favore della propria libertà.
Ulteriori
personaggi che ho molto apprezzato sono stati sicuramente Christian Dior
(meglio noto all’interno del romanzo come Tian, soprannome datogli dalla
protagonista che ho adorato sin dalla prima volta che l’ho letto) e Henry
(metto nome completo), il quale si è rivelato essere, per la sua gentilezza,
determinazione e il suo riconoscere gli errori commessi un’ottima influenza e
successivamente una perfetta àncora per Copper.
Restando in
tema personaggi, molto simpatiche le apparizioni della cartomante, degli
stilisti amici di Tian come Bèbè e Christine Dior, sorella di Christian che ha
subìto gli orrori dei campi di concentramento senza però mollare mai; molto
meno apprezzate da me sono invece quelle di Suzy, personaggio che non ho mai pienamente
apprezzato se non in piccola parte nella sua ultima apparizione (non vi dirò
però di più per non rovinarvi la lettura!).
Ciò che ho
amato di questo romanzo sono sicuramente tutti i riferimenti storici del
periodo: nonostante lo stesso autore ammetta nelle note finali di aver preso
delle distanze dalle cronologie reali e di aver “reso di fantasia” personaggi
del tutto reali (quali fra tutti Christian Dior), è stato davvero piacevole
scontrarsi con tali richiami alla storia all’interno della lettura. Essi hanno
infatti dato un tono realistico alle vicende, riuscendo a rendere la storia di
Copper quasi reale ai miei occhi: attraverso le descrizioni dei luoghi, dei
background storici e delle azioni dei personaggi, sembra davvero di ritrovarsi
immersi nella Parigi degli anni della guerra.
Molto
particolare, infine, la scelta di non usufruire del personaggio di Dior come
fulcro della vicenda, lasciando ricoprire invece all’americana Copper tale
ruolo.
È stato,
secondo il mio parere, un ottimo modo per parlare della vita dello stilista
senza far divenire le vicende narrate come una sorta di biografia dell’uomo.
Detto ciò,
non posso che consigliarvi la lettura di questo romanzo: vi riserverà grandi
sorprese, credetemi!
Spero dunque
che leggiate anche voi questo libro e che giungiate allo sfavillante e
meraviglioso finale de “Il sarto di Parigi”, non vi deluderà affatto.
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