INTERVISTA A JOANNE BONNY - HO SPOSATO UN MASCHILISTA


La commedia romantica più divertente dell'anno.
Ho sposato un maschilista è il romanzo rivelazione del 2019, non si può non amarlo!

A scriverlo è stata Joanne Bonny,  nata a Milano nel 1986, con un altro nome. Lo pseudonimo nasce dalla sua passione per i pirati, protagonisti del primo romanzo che ha scritto tra un esame di università e l’altro. La saga piratesca non andò mai in porto (e neanche la sua laurea in Beni culturali), ma l’amore per la scrittura è sopravvissuto. È stata finalista al Premio Il Battello a Vapore con un libro per bambini. Ho sposato un maschilista segna il suo esordio nella narrativa per adulti. 
Oggi scopriremo qualche info in più sul romanzo e sull'autrice in questa divertentissima intervista!


Dopo essersi vista negare ingiustamente la meritata promozione, la giornalista Emma Fontana decide di fondare una rivista per donne, «Revolution». Ma proprio quando sta per essere eletta femminista dell’anno, Emma scopre che i suoi migliori amici l’hanno iscritta al reality show Chi vuol sposare un milionario? Per dieci giorni il giovane e ricchissimo Marco Bernardi ospiterà venti ragazze nella sua villa e sceglierà tra loro la sua fidanzata. All’inizio Emma è furiosa solo all’idea di dover competere per sedurre un maschilista fatto e finito, e parte per Como con l’obiettivo di approfittare della ghiotta occasione per screditare lo show.





1.Quando è nata la tua passione per la scrittura?
Il mio primissimo approccio al mondo della scrittura risale all'età di dieci anni, quando mi cimentai nella stesura di un thriller. Mi limitai al prologo, però, e quello rimase il mio unico tentativo per molti, molti anni. Avevo sempre dato la colpa alla mia incurabile pigrizia, ma ora capisco che lo stimolo che mi mancava era un pubblico al quale raccontare le mie storie. Per questo Wattpad si è rivelato una vera manna dal cielo:  avere dei lettori che seguono passo passo l’evolversi dei tuoi romanzi, che commentano e diventano partecipi di ogni capitolo ha sicuramente riacceso quella passione che fino allora non avevo coltivato.


2. Emma, la protagonista di HO SPOSATO UN MASCHILISTA, scopre che i suoi migliori amici l’hanno iscritta al reality show “Chi vuol sposare un milionario?”. A quale fatto/evento personale e non, ti sei ispirata durante la stesura del tuo romanzo. Ti va di parlarci un po’ della genesi di HO SPOSATO UN MASCHILISTA?
Non c’è stato un evento particolare che ha scatenato il desiderio di raccontare questa storia. Diciamo      che l’idea di una protagonista integerrima femminista mi era balzata in testa da un po’, ma non sapevo bene in quale contesto inserirla. Poi ho letto la serie “The Selection” di Kiera Cass, un fantasy distopico dove il principe era chiamato a scegliere la sua futura consorte tramite un reality e ricordo di esserne rimasta piuttosto delusa: trovavo che la competizione mancasse di verve, che le prove non fossero eccitanti e che le contendenti non fossero abbastanza agguerrite. Pensai che una qualsiasi concorrente di un odierno reality italiano se le sarebbe mangiate tutte quante in un boccone! Allora ho incominciato a cullare l’idea di ambientare una storia proprio sullo sfondo di un programma tv sessista e trash, uno di quelli che infestano spesso le nostre televisioni e che tutti quanti poi finiamo per guardare. A quel punto il paradosso è nato da sé: una tenace femminista che prende parte al programma maschilista per eccellenza. Era una storia che dovevo assolutamente scrivere.


3. Su una scala da 1 a 10 quanto ti rivedi in Emma? E Perché?
Direi un bell’8. A essere sincera Emma è la mia protagonista con la quale ho faticato di più a legare, proprio perché in lei ci ho riversato molto di me, e in generale tendo ad affezionarmi di più ai personaggi che non mi somigliano. Con lei condivido l’ambizione di riuscire in quello che le piace e la forte intolleranza verso ogni forma di ingiustizia sociale, ma anche una testardaggine che può trasformarsi in ottusità e un eccessivo orgoglio che non le permette di aprirsi facilmente al prossimo.


4. Due pregi e due difetti di Emma.
È cocciuta e un filo arrogante, ma fa parte del suo essere un tipo determinato e sicuro di sé.


5. Il cuore di Emma è diviso tra i fratelli Bernardi e ogni giorno i suoi sentimenti si fanno sempre più intricati. Domanda scomoda, tu sei #teamMarco o #teamLeonardo?
Questa è la domanda più difficile! Diciamo che nella vita reale sono più attratta dai tipi alla Marco: solari, espansivi, divertenti. Nei libri invece il mio cuore viene sempre catturato dai personaggi maschili un po’ ombrosi e scorbutici (il Mr. Darcy di turno, per intenderci). Quindi mi dichiaro #teamBernardi.


6. Emma è una femminista convinta. Lo sei pure tu? Cosa ne pensi a riguardo?
Innanzitutto sono convinta che non si possa non essere femministi, oggigiorno. Dichiararsi contrari al femminismo è come dichiararsi razzisti od omofobi: è da persone incivili e prive del benché minimo buonsenso. Per questo inorridisco quando sento donne più o meno giovani prendere le distanze dal femminismo identificandolo come una setta di invasate che si considerano migliori degli uomini. Comprendo che negli anni qualcuno abbia sfruttato il movimento per ben altri scopi (il personaggio di Veronica è proprio lì a testimoniarlo), ma rinnegare il femminismo equivale a dare uno schiaffo in faccia a tutte le donne che si sono sacrificate combattendo per noi, e grazie alle quali oggi possiamo votare, avere un’istruzione, divorziare, intraprendere una carriera o fare sport a livello professionistico. E considerando quanto ancora ci sia da lavorare per raggiungere una piena parità di diritti, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono donne che remano contro tentando più o meno consapevolmente di affossarci tutte. Sono altrettanto severa nei riguardi di chi esagera dal lato opposto, sia chiaro, infatti il messaggio principale del romanzo è proprio la critica a queste ultime e un invito a saper distinguere tra “femminismo sano” e “femminismo malato”.


7. Hai mai pensato di cimentarti in un genere completamene diverso, ad esempio thriller o noir?
Assolutamente sì! Per quanto adori e mi diverta un mondo a scrivere chicklit, non ho voglia di ingabbiarmi in un unico genere letterario. Come ho detto, il mio primo approccio alla scrittura è stato un thriller e tra i miei sogni nel cassetto c’è proprio quello di scrivere un romanzo del genere, ma vorrei anche continuare a dedicarmi al fantasy su wattpad e magari scrivere qualcosa per un pubblico di bambini o ragazzi.
8. Cosa rappresenta per te il mondo della scrittura? Raccontaci un po’ di Joanne.

Vorrei essere uno di quei tipi romantici ai quali basta un foglio di carta e una penna per dare sfogo alla loro vena creativa, e a dire il vero il mio primo romanzo completo è nato proprio così. Ma la realtà è che non sarei andata avanti a coltivare questa passione se non fossi approdata su wattpad e non avessi trovato qualcuno per cui scrivere quelle storie. Il riscontro dei lettori per me è fondamentale, è la spinta che mi fa aprire word e iniziare ogni volta un nuovo capitolo. Per quanto riguarda il genere chicklit, invece, la questione è più particolare. L’idea di scrivere storie a sfondo romantico mi ha sempre intrigato parecchio, eppure ho sempre snobbato la letteratura romance in ogni sua sfumatura, sia quella strappalacrime che quella erotica. Non mi attirava e non mi incuriosiva, almeno finché per caso non ho preso in mano un libro di Sophie Kinsella, “Ho il tuo numero”. Il tempo di arrivare in fondo alla prima pagina e avevo già capito: era quello il tipo di romance che volevo scrivere! Ora su wattpad mi sto cimentando nella stesura  di una serie romance più classica, a sfondo politico, quindi pian piano sto rivalutando il genere nel suo complesso, ma il chicklit rimarrà sempre la mia forma di scrittura preferita per raccontare storie d’amore.