INTERVISTA A MARTIN RUA

 Hello readers! Qualche giorno fa ho avuto l'onore di fare un'intervista on-line a Martin Rua autore de "La profezia del libro perduto" un grande thriller (prophetiae saga) edito da Newton Compton Editori. Con quest'ultima casa editrice ha pubblicato con grande successo la Parthenope
Trilogy (Le nove chiavi dell’antiquarioLa cattedrale dei nove specchiI nove custodi del sepolcro). Martin si è rivelato essere una persona molto gentile modesta e umile, ed è stato un vero piacere scambiare quattro chiacchiere.

1. D.: Qual è la tua più grande fonte di ispirazione? Da cosa trai spunto per la stesura dei tuoi romanzi?
R.: Un po’ da tutto quello che leggo. In particolare dai miei studi su leggende, miti ed esoterismo. Nei miei primi libri è molto presente anche la mia città, Napoli, quale fonte di ispirazione preferenziale, ma ho allargato i miei orizzonti anche ad altri luoghi e tradizioni. Sono abbastanza curioso.

2. D.: Se potessi descriverti con un libro quale sceglieresti?
R.: Forse "Il Gabbiano Jonathan Livingstone". Una storia di elevazione spirituale e ricerca interiore che tutti dovremmo leggere.

3. D.: Due buone ragioni per leggere “La profezia del libro perduto”.
R.: In questo romanzo trovate paure e drammi contemporanei – come quello del terrorismo – ma anche atmosfere tipiche dei thriller, con nemici inquietanti e protagonisti positivi che non passano inosservati. Non ultimo, quel tocco di esoterismo che rende romanzi come il mio di sicuro affascinanti. Almeno questo è quel che spero.

4. D.: Il commissario François Ozouf è il protagonista del romanzo, se potessi dargli qualche consiglio sulle indagini cosa gli diresti?
R.: Ozouf è un poliziotto in gamba, non avrebbe bisogno dei miei consigli. Forse gli direi di guardare dentro se stesso, nel suo passato, per scoprire quale inquietante verità si celi dietro il mistero di Luc Ravel, l’altro importante protagonista del libro.

5. D.: Su una scala da 1 a 5 in quanto ti rivedi in Ozouf?
R.: Diciamo 3. Con lui condivido l’amore per la birra, una certa pigrizia nelle attività fisiche e l'odio nei confronti dei fondamentalismi.

6. D.: Cosa rappresenta per te la scrittura? Raccontaci un po’ di Martin.
R.: Ormai la scrittura rappresenta una parte fondamentale della mia vita; lo strumento attraverso il quale apro agli altri il mio mondo interiore; un gioco, senz’altro, ma anche un lavoro a volte assai faticoso. È qualcosa che mi identifica per quello che sono. Anche se non ritengo di potermi definire già uno scrittore. Sembra un controsenso, già, ma quello è un titolo che si acquista quando davvero uno dei tuoi testi raggiunge una qualità tale da lasciare un segno. Sono un cantastorie, forse, un narratore. E di questo non posso farne a meno.
Ma, e mi ripeto, probabilmente la strada è ancora lunga per potermi definire uno scrittore.

L'articolo finisce qui! Ringrazio ancora una volta Martin per la sue disponibilità! Volete leggere un'intervista fatta a un autore in particolare? Commentate qui sotto e sarò felice di contattarlo, scrivete anche voi le vostre domande per l'autore.
A presto, con la prossima intervista!

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