Hello
readers! Eccoci arrivati all’ultima tappa della “living interview week”.
Abbiamo ospitato molti autori esordienti con i loro splendidi romanzi, li
abbiamo conosciuti e ci hanno rivelato qualche curiosità in merito alle loro
storie. Concludono Sofia Guevara ed Erica Gatti con il loro thriller
“Contaminati”. Vi lascio questa carinissima intervista doppia, divertente e profonda!
1. Quando è nata l’idea della
collaborazione per la scrittura del libro?
E: L'idea di scrivere
qualcosa insieme è nata molti anni prima, ci eravamo appena conosciute.
All'epoca si parlava di una trama fantasy; non avrei mai creduto arrivassimo a
scrivere un thriller invece, insieme. Erano i primi giorni di settembre 2012
quando Sofia mi ha cominciato a parlare di un sito chiamato
"OcchiRossi" che conteneva tutte le biografie dei serial killer…
S:
L’idea di scrivere qualcosa insieme c’è sempre stata, avevamo anche fatto
dei tentativi in passato, ma non avevano mai portato a nulla. Poi, una sera,
fra una chiacchierata e l’altra ho chiesto ad Erica di non prendermi per pazza,
ma c’era questo sito che raccoglieva biografie di serial killer che era davvero
ben fatto. Le cose poi sono degenerate in Contaminati.
2.Come siete riuscite a conciliare i vostri pensieri?
S: È stato uno splendido lavoro
di coppia, nella prima stesura. Quando poi siamo state contattate da Centauria il nostro duo è diventato un trio
diabolico grazie alla nostra editor, Valeria Gallio.
E: Abbiamo la fortuna di avere entrambe delle menti diaboliche!
Alla prima stesura, io curavo la parte psicologica, Sofia la parte macabra: ci
compensavamo perfettamente per un thriller psicologico.
2. I protagonisti sono alla ricerca del
loro carnefice appena evaso di prigione. Cosa pensate dell’auto-giustizi?
E: L'autogiustizia è un
tema veramente attuale, perché ci si lamenta spesso dell'incapacità delle
autorità di fare giustizia come si deve. Credo che sia un bel problema:
riuscire a credersi al di sopra, avere la presunzione di sapere cosa è meglio.
La condanno totalmente.
S:
È un tema controverso, e mi trovo spesso combattuta. Tuttavia se dovessi prendere una posizione, mi treverei vicina al pensiero di Erica: spesso
nulla di buono si genera dall’autogiustizia, è
un’arma a doppio taglio.
4. Un buon
motivo per leggere “Contaminati”.
S: Forse sono un po’ di parte, ma credo
abbia uno sviluppo particolare, e
che apra delle riflessioni fra i
concetti di giusto e sbagliato, e la sottile linea che li divide.
E: Leggete Contaminati, così potrete
conoscere Evan e sfogare la vostra fantasia immaginando tutte le disgrazie che
gli possono capitare!
5.Come siete arrivate a scegliere il
titolo del thriller?
E: Il documento in cui scrivevamo ha
continuato a chiamarsi "idea" per metà stesura. A un certo punto è
diventato "Non è successo niente" (immaginavamo un sottotitolo come:
"Non iniziate ciò che non potete finire")!
S:
L’idea è stata di Erica, questo lo ricordo bene. Quando lo ha proposto ho
pensato: Geniale! In una parola si racchiude tutto il
concetto della storia.
6.Quali sono
per voi le caratteristiche che deve avere un buon thriller?
S: Per me il mistero da risolvere deve avere dei risvolti
psicologici, e il “cattivo” deve essere un cattivo con uno scopo. Nessuno fa
male, per far male. Tutti sono gli eroi della loro storia. E i cadaveri, devono
svolgere la funzione della polvere di cacao sul Tiramisù!
E: Deve avere sicuramente una buona dose
di ansia: il mantra della nostra editor era: "Più ansia e più cadaveri!"
Inoltre non può esistere un thriller senza un personaggio che vorresti prendere
a pugni (per questo noi abbiamo Evan) e senza un "cattivo" dotato di
un grande spessore introspettivo-psicologico.
7.L’ambientazione
della lontana Russia segna l’adolescenza dei protagonisti? Siete mai state lì?
O vorreste andarci?
E: Assegnare i
protagonisti è il senso di estraneità, in qualche modo, dalla Russia: sono
tutti e quattro di origine straniera. La Russia è un mondo oscuro e nebuloso
che li porta a dubitare continuamente di sé. Non ci sono mai stata, ma
prenoterei subito un biglietto per San Pietroburgo. E per la Città dei Morti!
S:
Erica ha centrato il punto: i quattro protagonisti sono russi, ma non
propriamente. E questo è un punto fondamentale della trama. Prenderei subito
l’areo! Trovo che sia un Paese con un’atmosfera di mistero irresistibile.
8. In quale personaggio dei libri vi
rivedete?
S:
Riporto l’opinione dei miei conoscenti: Adela,
al 100%! Il che ha sollevato
non pochi dubbi sulle mie capacità empatiche e d’ascolto.
E:Mi
rivedo molto in Queen per certi aspetti relazionali che vive, ma ho anche una
strana somiglianza con Evan (condividiamo il #mainagioia e l'attenzione ai
dettagli).
9. Cosa avete provato nel veder
realizzato il vostro sogno della pubblicazione del libro?
E: Io ho pianto. Tanto. Lo sognavo da
molto tempo e ho sempre creduto nel potenziale di Contaminati, vedere il bimbo
blu è stata un'emozione unica e irripetibile.
S:
È stato un momento meraviglioso, e condividerlo con una persona che conosco e
ammiro da anni è stato splendido. L’amore con il pelatino blu è sbocciato in un
attimo, la nostra Creatura.
10.
Cosa
rappresenta per voi il mondo della scrittura? Raccontateci un po’ di Erica e
Sofia.
S:
La scrittura è il punto fermo della mia vita, da sempre e per sempre. Fin da quando ero piccola, trovavo la calma nel foglio bianco che veniva lentamente riempito di lettere, e il
suono della tastiera battuta nella foga di stare dietro ai proprio pensieri è
il suono più familiare a cui io possa pensare. Sono immensamente riconoscente
per l’opportunità datami, poter dire “Sono una scrittrice pubblicata” è una
cosa che mi fa venire i brividi.
E: Per me la scrittura è un centro. Ho
costruito la mia vita come un cerchio, al cui centro c'è sempre stato
l'inchiostro blu. Scrivere è il perno, la mia àncora nei momenti bui, il modo
in cui viaggiare e in cui scoprire me stessa. Come dico sempre: "è come se
mi stessero chiamando, scrivere è un modo per rispondere."
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