Hello readers! Continua la “living interview week”
questo è il turno di Giacobbe Scurto con il suo emozionante romanzo “Il mio
primo giorno”! Ringrazio l’autore per la disponibilità! Sono sicura che la sua
storia riscuoterà grande successo! Ma prima ecco la trama: uomo e una donna, e poi lui - Nathan. Un padre e una madre in un viaggio che porta con sé tutte le contraddizioni e i paradossi della vita, quella vera. Il protagonista e sua moglie, Emily, stanno per avere un bambino, ma non sempre quei nove mesi sono come te li aspetti. Le circostanze mettono in subbuglio la mente e il cuore dei due genitori, e il protagonista lo racconta dando voce ai suoi pensieri e alle sue emozioni.
1. Cosa ti ha spinto a scrivere il tuo romanzo?
Il desiderio di condividere. “Ci sono storie che non possono non essere
raccontate”. Questa è una di quelle, per noi. Per ispirare, per mostrare
l’esistenza di una speranza anche quando questa sembra non essere più.
2. “Il mio primo giorno” è la storia di un
uomo e una donna e del loro bambino, cosa rappresenta per te questo libro?
Rappresenta tutto, perché quell’uomo sono io.
3. Cosa vuoi insegnare ai tuoi
lettori con il tuo romanzo?
Insegnare, nulla. Ispirare, trasmettere, condividere tanto. Sopra ogni cosa
che fiducia, speranza e amore durano per sempre. Che Dio è dalla nostra parte,
che ci sostiene, ci consola.
4. Due pregi e due difetti di Emily.
La mia Emily, Miriam, ha solo pregi. Con gli occhi dell’amore si vede solo
il bello.
5. Tre buone ragioni per leggere “Il mio
primo giorno”.
Perché è una storia vera, perché ognuno di noi si è trovato ad affrontare
un momento di sofferenza nella propria vita, e perché c’è bisogno di tornare a
sperare, sognare.
6. In quale personaggio della grande
letteratura italiana ti rivedi?
Nessuno, non amo paragoni. Mi ispiro alla scrittura di Baricco, quello sì.
7. Durante la stesura del romanzo ai (hai)
pensato di gettare la spugna?
E’ difficile raccontare momenti difficili di sofferenza. La perdita di un
figlio fa male. Sì, ci sono stati momenti difficili, ma l’amore di Dio e la
scoperta che il nostro secondo figlio, Noah, sarebbe arrivato a breve mi hanno
dato la fora di arrivare fino alla fine.
8. Qual è stato l’imput (input) che ti ha
portato alla scelta del titolo?
Ho scelto il titolo prima di scrivere il libro. Perché ognuno ha un suo
primo giorno. Da padre, da figlio. Da eroe ordinario.
9. A chi dedicheresti la tua storia e
perché?
A tutti coloro che hanno sofferto o stanno soffrendo, e non riescono a
vedere nulla oltre il proprio dolore. Perché? Per mostrare loro come noi siamo
riusciti a uscirne vincitori, con l’amore e l’aiuto di un Dio che è molto più
vicino di quanto ce lo possiamo immaginare.
10. Cosa rappresenta per te il mondo della scrittura? Raccontaci un po’
di Giacobbe.
Per me scrivere è mettere la propria anima su dei
caratteri mobili, plasmare il flusso delle proprie emozioni dandogli una forma
leggibile.
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