RECENSIONE "DORMI STANOTTE SUL MIO CUORE" - Ernico Galiano

Dopo i bestseller Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, un nuovo libro pronto a lasciare il segno. Bisogna fidarsi dell'istinto e credere al proprio cuore. Ovunque ci conduca, vale la pena di seguirlo.

Sono felice di parlarvi oggi dell'ultimo romanzo di Enrico Galiano, DORMI STANOTTE SUL MIO CUORE.
Ma prima di iniziare vediamo insieme la trama!




Mia sa che può sempre contare su Margherita, la sua maestra delle elementari che, negli anni, è diventata anche la sua migliore amica. Nello strambo quaderno che custodisce in un cassetto di casa ci sono scritte tante piccole meraviglie, che sono anche tante grandi risposte. È lei a spiegarle che il cuore di una tartaruga batte sei volte al minuto, quello di un colibrì seicento. E che ogni cuore, quindi, segue il suo tempo. Ma c'è una domanda a cui Margherita non sa rispondere: "perché Fede è andato via?" Fede è il ragazzo che la famiglia di Mia ha preso in affido. Fede non voleva parlare con nessuno, ma ha scelto lei come unica confidente. Fede, con i testi delle canzoni, le ha insegnato cose che lei non ha mai saputo. Fede l'ha stretta nel primo abbraccio in cui si è sentita al sicuro e davvero felice. Fede l'ha ascoltata e capita come nessuno mai. Da quando non ha più sue notizie, Mia non riesce ad avvicinarsi alle persone, non riesce nemmeno a sfiorarle. Mentre il mondo e la storia si inseguono e si intrecciano, lei si è chiusa in un guscio più duro dell'acciaio. E non vuole più uscire. Ma se non si affronta il nemico, il rischio è che diventi sempre più forte, persino invincibile. Se non si va oltre l'apparenza non si conosce la realtà. Anche se provare a farlo è un'enorme fatica; anche se ci vuole molto tempo. Perché, come dice Margherita, ogni cuore ha la sua velocità: non importa chi arriva primo, basta godersi la strada verso il traguardo. 



Editore: Garzanti
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 28 maggio 2020
Pagine: 304 p., Rilegato


Enrico Galiano (Pordenone 1977) è insegnante in una scuola di periferia. Ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i dieci milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per l’Europa con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore. Tra i suoi romanzi ricordiamo Eppure cadiamo felici (2017), Tutta la vita che vuoi (2018) e Più forte di ogni addio (2019) tutti editi da Garzanti.






Dicono che quando c'è un terremoto, anche se dura pochi secondi, mentre lo vivi sembra che duri ore. Ogni singolo istante si dilata di paura e credi che tutto stia finendo. Io non ho mai vissuto un terremoto, ma credo di essermi sentita proprio così in quel pomeriggio di primavera, la terra sotto i piedi che tremava, il vuoto sotto di me. 

Mia è afeofobica, una fobia che porta grande disagio, se non repulsione, nei confronti del contatto fisico.
Solitamente all'origine di questa fobia vi è un trauma infantile che il soggetto ha subito e che lo porta nel tempo a sviluppare tremolio o elevata sudorazione quando si trovano in "situazioni a rischio", ovvero vicinanza con la gente.
Ma cosa sarà successo a Mia per portarla a sviluppare una tale insofferenza?

Dobbiamo andare indietro nel tempo a quando era solo una ragazzina.
Indietro nel tempo fino ad arrivare al giorno in cui Fede è entrato nulla sua vita.
E così inizia il viaggio di una Mia ormai adulta che, nel 2019, trova il coraggio di raccontarsi, di raccontare la sua adolescenza e la sua Fefo. Protetta da un mantello di timidezza e riservatezza arriverà a sciogliere i nodi dei suoi ricordi? 


Fede. Suo fratello adottivo. Il ragazzo di cui tutta la scuola si chiedeva come mai non l'avessero mai visto prima. 


"Ma come si fa ad avere un fratello già grande, i tuoi lo hanno comprato o cosa?"

"Se è figo me lo fai conoscere?"

Così si annida una grande curiosità nei confronti di Fede, da parte di tutti i compagni, ma in primis da parte di Mia che tenta in tutti i modi di instaurare un rapporto con lui.

Mia è sempre andata meglio con le cose che non sono. Che è un po' il mio stile di vita "non so cosa voglio o chi voglio diventare, ma so per certo chi non voglio essere".



"Tu mia sei strana. E quindi tu salverai il mondo. Chi sono gli strani? Se il mondo è fatto tutto di rette parallele, gli strani sono la diagonale. Gli strani rimettono in moto la vita."


Ma questo non la ferma dal raggiungere il suo obiettivo: far sbloccare Fede e aiutarlo a parlare.
Prima che Fede proferisca parola ne deve passare di acqua sotto i ponti e Mia ci prova in ogni modo, incoraggiandolo durante le loro conversazioni notturne, o meglio durante i soliloqui di Mia ai quali il "fratello" non ha alcuna intenzione di partecipare.


Eppure a volte succede l'imprevedibile, parole all'inizio sussurrate e poi più decise, ma sarà Mia l'unica persona con la quale Fede riuscirà a parlare.
Quel ragazzino di tredici anni dagli occhi vuoti, o come li definisce Mia, buchi.
Il tempo passa e Fede e Mia diventano una cosa sola, agli occhi degli altri tutto è rimasto uguale, ma all'interno della loro stanzetta loro sono più che fratelli.

Ma quando Fede se va Mia perde la voce del verbo toccare, non riesce a instaurare relazioni fisiche.
E adesso vi chiederete... perché Fede è andato via? Quale segreto nasconde? Di questo non ne faccio parola, ma sappiate che c'è un grosso, particolare e tenerissimo motivo per cui Fede parla solo con Mia.




Per me Enrico Galiano è una garanzia! Mi trovo molto vicina al suo modo di scrivere, nonostante si tratti di prosa vi è celata della poesia. Le sue frasi riescono a calmarmi e farmi riflettere sulle tematiche da lui proposte, in questo caso la paura del contatto fisico e l'importanza della parola.
Parole che Mia cerca di estrarre, con una tenaglia immaginaria, a Fede.
A volte non serve il silenzio per nascondersi.
"Le parole sono belle anche solo da guardare, se le scrivi su una lavagna e le dici ad alta voce."
Anche le parole mai dette sono altrettanto belle.
Solo da guardare perché a pronunciarle proprio non ce la fai.

Alle parole mai dette.
A quelle sussurrate.
A quelle interrotte.
Alle parole che ti fanno sentire vivo.


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