RECENSIONE “BUNKER DIARY” di Kevin Brooks


Credo di non aver mai letto nulla di così sconcertante, sconvolgente e con un impatto così forte sulla mia mente.

Bunker diary, in breve, è la storia di Linus, un ragazzo sedicenne che un giorno come un altro viene rapito da un uomo sconosciuto e rinchiuso in un bunker sotterraneo. Man mano che i giorni passano arrivano, tramite un ascensore controllato da “quello di sopra”, altre cinque persone: una bambina di nove anni, una donna, due uomini e un anziano.
I sei prigionieri, di origini e ceti sociali diversi, si ritrovano a dover sottostare alle regole, ai “giochetti” e a tentare di sopravvivere mentre il loro aguzzino li osserva e li ascolta tramite le telecamere e i microfoni che si trovano in ogni stanza, bagno compreso.
Proprio in questa situazione, trovato un tacquino e una penna, il nostro protagonista scrive questo “diario”, raccontando di volta in volta tutto ciò che accade all’interno del bunker.



Non voglio raccontarvi nulla di più sulla trama o sulle situazioni, perché la forza di questo libro sta proprio nell’ignoto. Nessuno sa il motivo per cui l’uomo di sopra li ha rapiti, perché li tiene rinchiusi e che cosa si aspetta da quella situazione.
Lo fa per gioco? Per un riscatto? Per studiare i comportamenti umani? Perché è semplicemente annoiato?
Non si sa, anche perché lui non parla e non si preoccupa di dare spiegazioni.

Questo libro mi ha fatto tremare. Di certo non mi aspettavo che uno young adult potesse essere così forte e duro nei contenuti, e in questo Brooks è stato un vero maestro.
Ho apprezzato moltissimo la schiettezza dello scrittore e la sua franchezza nello scrivere, da cui si percepisce la sua etica: “young adult non vuol dire auto censurarsi e i giovani non hanno bisogno di essere protetti da certi argomenti, ma guidati con un linguaggio comprensibile a loro, in ogni sfaccettatura possibile dell’animo umano”.

Il finale mi ha lasciata spiazzata. Per almeno dieci minuti sono rimasta a guardare quegli ultimi fogli bianchi, cercando di mettere un tappo alle emozioni contrastanti che spingevano nel mio petto.
Molti hanno contestato a Brooks una mancanza di “morale” nei suoi libri, ma per quanto mi riguarda credo di aver trovato la mia, in questo libro.
In fondo, non siamo tutti prigionieri di un bunker? Non dipendiamo da qualcun altro per avere il cibo sugli scaffali, elettricità e luce nelle nostre case e non dobbiamo sottostare a delle regole, per non essere puniti?
La verità è che siamo tutti in trappola, anche se i nostri aguzzini non hanno un volto e la nostra prigione è immensa, alla fine, arriveremo tutti allo sesso punto, e lì saremo soli.
La verità che personalmente ho trovato in questo libro è che la vera speranza non è riuscire a sopravvivere, ma vivere il tempo che ci è concesso nel migliore dei modi, senza mai fare dei compromessi per “comodità”. Come il nostro Linus, che fino alla fine del libro è sempre rimasto se stesso, senza mai cercare la via più semplice o arrendendosi a quella situazione.


Il mio voto per questo libro è:
Ho deciso di non dare il voto pieno perchè non è un libro per tutti.


Consiglio questo libro a chi è stanco delle solite letture e vuole qualcosa di unico e diverso, a chi cerca una storia dura, cruda e senza filtri, capace di trascinare il lettore fino al baratro più profondo della propria anima e fargli mettere in discussione tutto ciò che ha sempre dato per scontato.
Un libro forte, straziante e magnifico, che lascia con un macigno nello stomaco e fa apprezzare, più di ogni altro, la vita.

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