
Titolo: Piccoli suicidi tra amici
Autore: Arto Paasilinna
(Finlandia)
Casa Editrice: Iperborea
Prezzo di copertina: 17,00€
Prima edizione: 1990
Genere: Romanzo
Voto personale: 8/10
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About the author:Scrittore finlandese, con un passato da giornalista, poeta e guardiaboschi; autore-culto in Finlandia, dove ogni suo libro supera sempre le 100.000 copie: uno dei pochi scrittori finlandesi che vive unicamente della sua penna.
Molto amato all’estero per il suo humour travolgente, quella capacità tutta finlandese di raccontare ridendo anche le storie più tragiche, ha pubblicato finora più di trenta romanzi, oltre a pièces teatrali e sceneggiature. Nel 1994 gli è stato conferito in Italia il Premio Acerbi per L’anno della lepre, romanzo che ha superato le 100.000 copie e dal quale sono stati prodotti due film.
Vive alternando alla Lapponia e a Helsinki le sue sempre più frequenti tappe nei paesi più assolati del Sud, spesso anche in Italia.
Parte della sua produzione è stata tradotta in 45 lingue.
I libri di Paasilinna generalmente riflettono la vita comune finlandese, con uno stile impregnato di forte humour. Nelle sue opere traspare anche la difesa dell'ambiente e della vita naturale.
“Piccoli suicidi tra amici” è un
libro di Arto Paasilinna (autore finlandese nato nel 1942). Questo romanzo è
stato abbastanza discusso, e ho sentito parecchi pareri contrastanti; infatti
il pubblico si è diviso tra chi l’ha amato e chi, invece, odiato (ho trovato
poche vie di mezzo). A me, personalmente, è piaciuto tantissimo.
La trama è molto originale, anche
nella sua semplicità. La storia inizia con il suicidio, o meglio, il tentato
suicidio, di Onni Rellonen. Egli trova in un fienile, posto isolato e adatto a
un’azione tanto estrema e solitaria, il luogo giusto per morire; se non che,
nella stessa zona, incontra un altro uomo, il colonnello Hermanni Kemppainen,
che si stava per impiccare. I due aspiranti suicidi, di comune accordo, decidono
di non commettere più l’estremo atto, ma, quantomeno, di rimandarlo, avendo
trovato un sostegno nell’amicizia dell’altro. Mettono su un giornale un
annuncio, per trovare altre persone che, come loro, sono tanto disperate da
essere al punto di suicidarsi. Si organizzano, così, con questi, creando
un gruppo anche abbastanza numeroso. Decidono di attuare un suicidio
collettivo, ritenuto meno misero di quello solitario. Iniziano, allora, a
girare la Finlandia e l’Europa, in cerca del luogo perfetto per ammazzarsi.
Se i personaggi principali
sembrano essere due, in realtà, con l’evolversi del romanzo, diventano molti di
più; infatti alla vita di Onni e Hermanni si intrecciano tutte quelle degli
altri aspiranti suicidi. Consiglio, per chi vorrà leggerlo, di farsi una
piccola lista di nomi, per ricordarseli più facilmente, soprattutto perché,
essendo in finlandese, hanno una notevole difficoltà anche solo nella semplice
lettura, immaginate, quindi, quanto sia faticoso collegare un nome a una
precisa esperienza di vita (io personalmente ho persi parecchi personaggi per
strada, comunque quelli più importanti si ricordano senza difficoltà). Ho
apprezzato particolarmente che ci fosse questo grande gruppo, che, seppur fatto
di persone molto diverse, con situazioni, esperienze e un vissuto completamente
differenti, si trovassero insieme e avessero pensato alla stessa
soluzione per le loro sofferenze. Credo che, in qualsiasi situazione, sapere
che ci sono altri che, in un qualche modo, nella loro diversità, sono “come te”
sia di aiuto e di conforto.
I temi trattati sono
principalmente quelli del suicidio, della sofferenza e del viaggio. I primi due
non sono, però, affrontati in modo pesante e ansiogeno; infatti Paasilinna
riesce con notevole abilità a essere ironico e a creare situazioni, in un certo
senso, divertenti. Ho spesso sorriso leggendo questo libro, nonostante, molte
volte, ciò mi creasse una sensazione dolce-amara. Sicuramente questa
caratteristica può non piacere a tutti, ma l’ironia è tanto sottile da non risultare
volgare o fastidiosa. La morte è trattata quasi con superficialità, ma è
proprio in questo modo che Paasilinna riesce a indagarla a fondo.
“Piccoli
suicidi tra amici” è un inno alla vita a partire dalla morte, analizzata come
una cosa sciocca, grottesca quasi; chi avrà il coraggio di suicidarsi, dopo
aver letto l’assurdità realistica di questo romanzo? (in questa domanda
retorica mi ricollego alla Postfazione, di Diego Marani, molto ben curata, che
vi consiglio di leggere, una volta terminato il libro). Quest’opera è un inno
alla vita veramente vissuta, e non all’esistenza piatta, senza stimoli,in cui,
alla fine, ci si ritrova paradossalmente morti. Mi è piaciuta la visione della
morte, che si evolve nel libro, con i personaggi e il lettore stesso:
inizialmente è qualcosa di estremamente solitario, che ha bisogno della più
completa tranquillità, ma, alla fine, è presentata come un atto comunitario,
che riguarda anche altre persone. Ho trovato molti spunti su cui riflettere.
Lo stile è molto semplice: i
capitoli sono brevi (circa una decina di pagine l’uno), e scorrono veloci. La
seconda parte, forse, è quella che si legge con più difficoltà e meno voracità
della prima, anche perché la conclusione è abbastanza prevedibile e si intuisce
già dal primo capitolo.
È un libro che a me è piaciuto
molto, nonostante fossi partita con aspettative diverse. Non è perfetto e non è
sicuramente il libro della vita, ma mi ha fatto ragionare e appassionare. Senza
dubbio leggerò altro di questo geniale autore. Probabilmente non è una lettura
adatta a tutti, visto che tratta tematiche comunque forti (anche se l’autore
riesce a gestirle) e soprattutto per l’ironia di cui ho ampliamente parlato
prima.
Vorrei lasciarvi con l’incipit del
romanzo, il primo capoverso, la mia parte preferita. Ricordo che appena avevo
letto questo pezzo avevo già intuito la genialità dell’autore e del libro.
“Il più formidabile nemico dei
finlandesi è la malinconia, l’introversione, una sconfinata apatia. Un senso di
gravezza aleggia su questo popolo sfortunato, tenendolo da migliaia di anni
sotto il suo giogo, tingendone lo spirito di cupa seriosità. Il peso
dell’afflizione è tale da indurre parecchi finlandesi a vedere nella morte
l’unico sollievo. La malinconia è un avversario più spietato dell’Unione
Sovietica.”
Bibliofagia_Irene
bellissimo commento. avrei voluto scriverlo io
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