Le pillole d’arte di Martina Casati
Jeff the King
Hello pilloline! Oggi vi parlerò del Re Mida dell’arte contemporanea, colui che prende un brutto gonfiabile di quelli che si comprano in spiaggia dagli ambulanti – più per fare un piacere a loro che al bimbo seduto sotto l’ombrellone a farsi i cavoli suoi – e lo trasforma in una macchina per fare soldi. Colui che sposa una pornostar non tanto per i comprensibili gradevoli effetti secondari dell’operazione, ma per farne la protagonista di una serie di opere d’arte da vendere come panini (a colpi di migliaia di dollari). Colui che seduto in un angolo a una festa per bambini, annoiato come non mai, spia distrattamente i gesti del clown che gonfia i palloncini e poi li torce e li gira facendoli diventare animaletti e si fa venire l’idea che lo trasformerà nel più quotato artista vivente del pianeta.
Vi parlerò di Jeff Koons, insomma.

Insomma, tutto ma non un mucchietto (per quanto gigante) di Play Doh!
Ma Jeff è così.
Lavorava a Wall Street quando si accorse che l’arte contemporanea prendeva una piega interessante. “Ohibò”, si disse, “perché mai devo alzarmi alla mattina alle cinque, spaccarmi gli occhi sui giornali che parlano delle quotazioni di borsa, vestirmi di tutto punto, andare a gridare come un pazzo per vendere e comprare azioni quando mi basta fare qualcosa di veramente ma veramente insensato e diventare molto più ricco di così?”
E decise di diventare artista.

E via, verso l’infinito e oltre. Nel 2015 fa dipingere ai suoi assistenti delle copie pressoché identiche di quadri famosissimi (dalla Gioconda di Leonardo al Campo di grano con volo di corvi di Van Gogh) per poi renderle “uniche” appiccicandovi sopra una palla di vetro blu (Gazing ball serie). Nel 2017 piazza in mezzo alla città di New York, a Rockefeller plaza, una ballerina che sembra d’acciaio e invece è gonfiabile (il contrario di quello che aveva fatto finora, il concettuale del concettuale, insomma). E’ vero, la poverina ha le gambe che denotano un filo di ritenzione idrica… ma vabbè, nessuno è perfetto.
Quando Pitbull, il mio caporedattore, mi ha detto che lo avrei intervistato, non stavo nella pelle. Cioè, ecco, Jeff non è proprio il mio artista preferito, intendiamoci… ma è davvero glamour, non trovate? E poi i suoi sessantatré anni li porta divinamente. Speravo in un volo per Los Angeles con una settimana/dieci giorni di soggiorno in un hotel cinque stelle, guardaroba nuovo per non sfigurare e magari un regalino da un paio di milioni di dollari dal bel Jeff… ma mi sono dovuta accontentare di prendere la metropolitana e raggiungere l’albergo più esclusivo di Milano per poi aspettarlo tre ore nella hall, scoppiare in lacrime per ben due volte quando la sua addetta stampa (due metri di gambe, taglia quaranta, bionda naturale) mi ha detto che non era sicura che lui sarebbe arrivato e poi gestire l’intervista nei soli cinque minuti che mi avrebbe concesso.
Ma che intervista, ragazzi!
Semisdraiato su una poltrona con un bicchiere di acqua minerale in mano – pare che non abbia vizi – Jeff mi ha confessato che il suo DNA si è modificato nel momento esatto in cui posava gli occhi per la prima volta su un dipinto di Manet. Modificato, capite? Ed è vero! Lui lo sa per certo: glielo ha confermato il suo amico Eric Kandel, Premio Nobel per la medicina. Lo guardavo con gli occhi sbarrati, indecisa sul fatto di trovarmi davanti a un pazzo furioso, un genio assoluto o uno che mi stava beatamente prendendo per i fondelli. Ma ho annusato lo scoop come un cane molecolare annusa le tracce di un fuggitivo. Avrei scritto un articolo senza precedenti e Pitbull avrebbe avuto pane per i suoi denti!
Martina Casati è la protagonista di Arte, amore e altri guai, di Alessandra Redaelli, Newton Compton Editori, Roma 2017. Per Newton Compton, Alessandra Redaelli ha scritto anche i due saggi Keep Calm e impara a capire l’arte e I segreti dell’arte moderna e contemporanea.
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